Riforma PA: gli ostacoli nel rinnovo dei contratti

29 maggio 2017- L’approvazione della riforma del pubblico impiego ha rappresentato il primo passo per procedere al rinnovo dei contratti, eppure si presentano già enormi interrogativi che rischiano di frenare l’operazione di rinnovo vero e proprio.

La mancanza di fondi è, al momento, il primo ostacolo da sormontare: la manovra d’autunno dovrà provvedere ai 1,2 miliardi necessari da investire nello Stato per arrivare agli 85 euro a regime promessi, mentre per i  restanti 1,2 miliardi da investire fra regioni, sanità ed enti locali occorrerà attingere al fondo sanitario e dei bilanci locali. Una volta trovati i fondi, poi, si presenterà la necessità di attendere alla promessa di aumento delle assunzioni della manovrina di primavera e nuovi contratti, ulteriore nodo spinoso.

Resta in aggiunta  il dilemma della tempistica: il rinnovo afferirà al triennio 2016-2018, eppure solo dal prossimo anno si avrà  la copertura piena delle trattative; il problema della mancanza dei fondi da stanziare, però, rende improbabile la capacità di stesura ed approvazione di una direttiva da parte della Ragioneria.

Altro punto critico è rappresentato dalla distribuzione degli aumenti tra i 3 milioni di dipendenti pubblici. Come ribadito più volte dalla ministra della PA Madia, gli aumenti dovranno interessare in primis  le fasce di reddito più basse con la premessa che essi però non differiscano troppo da settore a settore, per cui sarà difficile trovare  un accordo se si pensa alle enormi differenze che intercorrono tra essi.

I nuovi contratti si propongono infine una riorganizzazione della pubblica amministrazione, i quali comparti sarebbero stati già ridotti a 5 (con Palazzo Chigi autonomo) rispetto agli undici precedenti. A creare perplessità restano gli accorpamenti nei comparti della “conoscenza” (che ingloba scuola e personale non docente delle università)  e della Pubblica Amministrazione centrale ( formato da ministeri, agenzie fiscali e enti pubblici): data l’evidente varietà della composizione dei comparti, l’ obbiettivo principale degli accorpamenti, che corrispondeva alla volontà di armonizzare gli stipendi, stride con le enormi disparità dei profili professionali  specifici interni la cui tutela  prevederà misure ad hoc.  Dubbi esiti si prevedono quindi per la dirigenza e le agenzie fiscali che rivendicano la loro autonomia gestionale.

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