15/09/2021 – L’AGROALIMENTARE FILIERA D’ECCELLENZA CON FRAGILITÀ DA RISOLVERE

Il grande comparto agroalimentare italiano, si sa, è la prima ricchezza del Paese, ma con molte fragilità: un settore economico che oggi è alle prese con un vero successo delle proprie vendite in tutto il mondo ma anche con una serie importante di problemi da affrontare.

Oggi la filiera agroalimentare vale il 25% del Pil con 538 miliardi di euro. Ad essere coinvolti circa 4 milioni di lavoratori impegnati in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Un colosso economico, ma anche sociale e di tutela ambientale, il cui successo è stato confermato anche dal balzo in alto delle esportazioni che nei primi sei mesi del 2021 sono cresciute dell’11,2% arrivando a sfiorare la bella cifra di 50 miliardi di euro.

L’instabilità del clima, che ha colpito le campagne con ondate di maltempo e periodi di siccità, ha prodotto un aumento fino al 30% dei costi di produzione, andando a pesare fortemente sui prezzi di vendita., senza tralasciare la pericolosa congiuntura caratterizzata dall’incremento dei prezzi delle materie prime e delle difficoltà di approvvigionamento dei materiali come imballaggi, tappi, capsule, pallets, alluminio. Una condizione che mette a rischio proprio quel traguardo delle esportazioni di cui si è detto, ma anche i bilanci delle imprese, la loro competitività oltre che far lievitare i prezzi interni dei mercati alimentari.

Al di là dei costi di produzione, le stesse esportazioni sono minacciate anche dalla concorrenza sleale che dilaga. “La previsione di chiudere il 2021 con esportazioni agroalimentari per 50 miliardi consente di raggiungere la metà del mercato dei falsi prodotti italiani nel mondo”, ha sostenuto in una nota pochi giorni fa Filiera Italia che raccoglie alcuni dei migliori esempi dell’agroalimentare nazionale. L’organizzazione addirittura indica in un +15,2% a giugno 2021 su giugno 2020 la crescita delle vendite all’estero, ma spiega anche che i falsi agroalimentari hanno un valore “ormai ben oltre i 100 miliardi di euro” e costituiscono “una piaga che non si arresta”.

Insomma una fragile ricchezza da proteggere. La filiera agroalimentare dovrebbe “fare sistema”, un modo per affrontare insieme la sfida del rinnovamento dell’intero comparto agroalimentare italiano. Un metodo che ha assunto ruolo e importanza nuovi nel corso di questi due anni di pandemia da Covid-19 che hanno fatto capire, più e meglio di prima, l’importanza strategica dell’agroalimentare anche per l’Italia.

Motivazioni condivise dai 18 Distretti del Cibo italiani tanto da sottoscrivere il 23 agosto un Protocollo d’intesa per la costituzione della Consulta dei Distretti del Cibo. Tra gli obiettivi, quello di programmare e pianificare sistemi di sviluppo territoriali e di coesione sociale, utili a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile previsto dal Pnrr, ma anche l’opportunità di assumere il ruolo di interlocutore con le istituzioni e di farsi portatore di interessi dei distretti con proposte ed azioni condivise.

Insomma fare sistema, vuol dire mettere in rete i territori, condividere informazioni, buone prassi e processi innovativi per rafforzare le filiere produttive, promuovendo l’identità del nostro settore agroalimentare che rappresenta uno dei principali motori del Made in Italy.

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